Ci troviamo in un’epoca dell’”Usa e Getta”, in cui dominano i prodotti in materiale plastico o derivati della plastica, il cui smaltimento causa un ingente danno all’ecosistema. E il mare è il primo a soffrire di questa cultura dello scarto.
La plastica è un materiale non biodegradabile, ma si decompone lentamente in piccoli frammenti, le cosiddette microplastiche, che possono essere scambiate per cibo e ingerite da pesci, molluschi e crostacei, accumulandosi nei loro tessuti. Uno dei mari più colpiti da questo tipo di inquinamento è proprio il mar Mediterraneo perché si tratta di un mare semichiuso con scarso riciclo di acqua e con un’alta densità abitativa sulle coste.
Ben presto saremo sommersi dalla plastica. Nel nord dell’Oceano Pacifico c’è un’isola di circa 700 mila chilometri quadrati, grande come la Francia, la «Pacific Trash Vortex» formata dalla plastica che abbandoniamo ogni giorno in mare.
L’accumulo è dovuto da vortici di correnti e venti, e molti animali si cibano della plastica e in molti sono stati trovati migliaia di frammenti di plastica. La nocività dei rifiuti non solo provoca la morte di molti esemplari e danneggia le specie biologiche, ma va ad intaccare anche la catena alimentare, arrivando a colpire indirettamente anche l’uomo.
Sono state intraprese innumerevoli campagne anti inquinamento, ma sono risultate al quanto negative poiché non c’è stata una vera e propria svolta. Pratica molto importante è quella di sensibilizzare, partendo dai bambini, alla protezione dell’ambiente sotto l’aspetto della sostenibilità ambientale.
Ci rivolgiamo a tutti i diportisti e chiediamo di avere un grande rispetto per il mare in quanto è da secoli una fonte di vita per l'uomo.
Se durante la nostra navigazione vediamo un bicchiere di plastica galleggiare o una bottiglia, issiamola a bordo pensando a salvare l’ecosistema.